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Il Papa riscrive l’enciclica: sarà un testo anti crisi

La terza lettera di Benedetto XVI, «Caritas in veritate», rinviata al 29 giugno per includere temi sociali ed economici Summit segreto a Castelgandolfo con i cardinali Ruini, Bagnasco, Scola e Schönborn per affrontare l’emergenza.

Enciclica Caritas in veritateRoma, 23 aprile 2009 - L’attuale crisi economica mondiale è stata originata dalla «cupidigia». È la cupidigia a insinuarci «che avere sarebbe il sommo valore del nostro essere, del nostro vivere nel mondo apparendo come importanti». Lo ha detto ieri il Papa, durante l’udienza del mercoledì, illustrando la figura del monaco sant’Ambrogio Autperto. Proprio la crisi che ha messo in ginocchio le economie di tutto il mondo è al centro di un paragrafo cruciale della nuova enciclica di Benedetto XVI, Caritas in veritate, dedicata ai temi sociali e alla globalizzazione, la cui uscita continua ad essere ritardata: al momento si prevede per il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo.

Per discutere la trattazione della crisi nella nuova enciclica - la terza del suo pontificato - Papa Ratzinger ha convocato sabato scorso a Castelgandolfo quattro cardinali per un mini-summit del quale non è stata data notizia, durato oltre un’ora. Vi hanno partecipato il presidente della Cei Angelo Bagnasco, il suo predecessore Camillo Ruini, il patriarca di Venezia Angelo Scola e l’arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn, giunti un po’ alla spicciolata senza farsi notare nel palazzo delle vacanze papali. Si tratta di porporati legati da un particolare rapporto di fiducia con il Pontefice, che ancora domenica scorsa ha ribadito di non sentirsi solo e che in effetti lavora consultando i collaboratori più di quanto appaia.

Benedetto XVI vuole che l’enciclica e soprattutto il paragrafo dedicato alla crisi, non sia vago, non ripeta slogan generici, ma approfondisca il tema con un contributo originale a partire dallo sguardo della fede. Per questo, confermano al Giornale autorevoli fonti vaticane, ha voluto che i passaggi dedicati alla crisi fossero «ristrutturati» e interamente riformulati. Un lavoro piuttosto laborioso, che ha visto coinvolti non soltanto il Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace guidato dal cardinale Renato Raffaele Martino e dal vescovo Gianpaolo Crepaldi, o vescovi come il secondo successore di Ratzinger a Monaco di Baviera, monsignor Reinhard Marx, esperto di dottrina sociale, ma si è avvalso anche della consulenza di economisti come Stefano Zamagni o esperti di etica e finanza, come Ettore Gotti Tedeschi, editorialista dell’Osservatore Romano sui temi economici e finanziari.

L’enciclica sociale, doveva essere pubblicata in occasione dei quarant’anni della Populorum progressio di Paolo VI (1967) e il Papa ci lavora dall’estate 2007. Il progetto iniziale prevedeva l’uscita per marzo 2008, poi il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone disse che sarebbe slittata a ridosso dell’estate. Si parlò quindi di dicembre, poi all’inizio di gennaio si dava per certa l’uscita il 19 marzo scorso e infine il prossimo 1° maggio. Ora si prevede per la fine di giugno, ma vista l’attenzione e la cura che viene messa nella redazione di un documento così atteso, non si possono escludere del tutto ulteriori slittamenti.

Nel documento saranno rievocate la Populorum progressio di Papa Montini e la Centesimus annus di Giovanni Paolo II (1991). E saranno affrontati i problemi sociali che attanagliano oggi l’umanità (globalizzazione, accesso alle risorse, tutela dell’ambiente), seguendo la dottrina sociale e dunque ancorando la giustizia, la solidarietà e la possibilità di cambiamento non soltanto alle leggi pubbliche e alle strutture, ma alla vita delle persone a partire dal loro impegno diretto. Il Papa ritiene infatti che «la Chiesa ha sempre bisogno di persone che sappiano compiere grandi rinunce, e di comunità che creino i presupposti della giustizia sociale».

La nuova enciclica, tutta incentrata sulle due parole «verità» e «carità», rappresenta la prosecuzione della prima lettera di Benedetto XVI, Deus caritas est e il termine «giustizia» vi ricorrerà una cinquantina di volte: l’impegno per la giustizia può infatti diventare «testimonianza della carità». Centrale è poi il concetto di «solidarietà globale», per mettere i poveri al primo posto e ridare loro speranza. Nell’affrontare la crisi, Benedetto XVI chiede di coinvolgere e non escludere i Paesi poveri, chiede di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, «tramite opportune regole e controlli, l’etica nelle finanze». «La causa della recessione - aveva detto sull’aereo che lo portava in Africa qualche settimana fa - è soprattutto di carattere etico, perché dove manca l’etica, la morale, non può esserci correttezza nei rapporti».

Andrea Tornielli
Fonte: Il Giornale

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