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La Dottrina sociale della Chiesa

“L’uomo è un animale sociale. Le persone non sono fatte per vivere da sole.” Questo noto aforisma di Seneca è ricco di conseguenze importanti: l’uomo vive in relazione con gli altri, in famiglia, nei corpi intermedi, nella società, nella politica, nell’economia, nella cultura. La buona qualità di tutte queste relazioni è garanzia del benessere dell’uomo.

La Chiesa, “esperta in umanità” (la definizione è di Paolo VI, la troviamo nella Populorum progressio) è in grado di comprendere l’uomo nella sua vocazione sociale.

La dottrina sociale vuole dunque annunciare il Vangelo nella rete delle relazioni sociali: quello che succede nella società non è indifferente per l’uomo, dunque la Chiesa, che è attenta al bene dell’uomo, non è indifferente a ciò che succede nella società.

Il Compendio di Dottrina sociale della Chiesa afferma che la dottrina sociale “penetra i cuori, disponendoli a coltivare pensieri e progetti di amore, di giustizia, di libertà e di pace [...] è costruire una città dell’uomo più umana, perché più conforme al Regno di Dio” (Compendio n° 63).

Bisogna precisare che la Chiesa non entra in questioni tecniche, non propone modelli di organizzazione. La sua dottrina indirizza la condotta delle persone. Non struttura la società, ma sollecita e forma le coscienze.

Chi sono i destinatari della dottrina sociale? La comunità ecclesiale, in particolare i laici. Ma anche tutti gli uomini di buona volontà. Perché tutti, indipendentemente dal credo professato, sono in grado con la coscienza e l’intelligenza di cogliere la profondità umana e la verità della Dottrina sociale.

La dottrina sociale infatti “è un conoscere illuminato dalla fede“, ma questa fede “non indebolisce o esclude il ruolo della ragione e perciò non priva la dottrina sociale di plausibilità razionale e, quindi, della sua destinazione universale” (Compendio n° 75).

Fede e Ragione, Persona e Comunità: le quattro coordinate che sono nel nome della Fondazione Enzo Peserico ricorrono già in questi primi cenni di definizione della dottrina sociale della Chiesa.

Ma vediamo ora qualche definizione di dottrina sociale, tratta dai documenti del Magistero.

Secondo Giovanni Paolo II la dottrina sociale della Chiesa è «quell’insegnamento dottrinale per il quale il Magistero della Chiesa, assistito dallo Spirito Santo, e sorretto al tempo stesso dai pareri dei teologi e degli specialisti delle scienze sociali, intende illuminare con la luce del Vangelo le vicende quotidiane degli uomini e delle donne nelle varie comunità di cui sono pare - dalla famiglia alla società internazionale». (Giovanni Paolo II, Omelia durante la Santa Messa nel giorno di Capodanno dell’1 gennaio 1991).

Quindi la dottrina sociale non è qualcosa di collaterale, di marginale, di accessorio rispetto al cristianesimo. Al contrario, essa è proprio il cristianesimo posto in relazione con la naturale socialità dell’uomo, cioè con la vita dell’uomo nella sua dimensione sociale.

Da ciò deriva il carattere vincolante che la dottrina sociale riveste per il cristiano:
«Riaffermiamo anzitutto che la dottrina sociale cristiana è parte integrante della concezione cristiana della vita». (Giovanni XXIII, lettera enciclica Mater et Magistra, cit. n. 231).

«La dottrina sociale proposta dalla Chiesa, pertanto, deve essere fedelmente seguita, né ci potranno essere ragioni di ordine storico che possano giustificare la infedeltà alla medesima. Sarebbe costruire sulle sabbie mobili delle ideologie e non sulla roccia di una verità che è prima e al di sopra di tutte le ideologie e di tutti i sistemi e dei medesimi è criterio di giudizio». (Giovanni Paolo II, Discorso al Convegno promosso dalla C.E.I., del 31 ottobre 1981.)

«La dottrina sociale della Chiesa non è una “terza via” tra capitalismo liberista e collettivismo marxista, e neppure una possibile alternativa per altre soluzioni meno radicalmente contrapposte: essa costituisce una categoria a sé. Non è neppure un’ideologia, ma l’accurata formulazione dei risultati di un’attenta riflessione sulle complesse realtà dell’esistenza dell’uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale. Suo scopo principale è di interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con le linee dell’insegnamento del Vangelo sull’uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente; per orientare, quindi, il comportamento cristiano. Essa appartiene, perciò, non al campo dell’ideologia, ma della teologia e specialmente della teologia morale». (Giovanni Paolo II, lettera enciclica Sollicitudo rei socialis, del 30 dicembre 1987, n.41.)

Riflettendo su questa pagina della seconda enciclica sociale di Giovanni Paolo II, possiamo affermare che la dottrina sociale:

  • Non è una ideologia, intendendosi per ideologia un sistema di idee strumentale per la conquista e l’esercizio del potere e caratterizzato da elementi di astrazione ed utopismo e da una antropologia riduttiva per lo più di tipo economicistico;
  • È l’insieme delle riflessioni e degli insegnamenti sull’uomo e sui corpi sociali, svolti alla luce del Vangelo.
  • Non ha la pretesa di fornire soluzioni concrete ai singoli problemi, ma di orientare il comportamento dell’uomo, fornendogli principi etici generali ed una corretta visione antropologica, indispensabili per intervenire sui singoli problemi coerentemente all’insegnamento cristiano.
  • Appartiene perciò all’ambito della teologia morale.

Come scrive Benedetto XVI nella Lettera Enciclica “Caritas in veritate“: “La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa. Ogni responsabilità e impegno delineati da tale dottrina sono attinti alla carità che, secondo l’insegnamento di Gesù, è la sintesi di tutta la Legge. Essa dà vera sostanza alla relazione personale con Dio e con il prossimo; è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici.” (n° 2).

Essa è «caritas in veritate in re sociali»: annuncio della verità dell’amore di Cristo nella società. Tale dottrina è servizio della carità, ma nella verità. La verità preserva ed esprime la forza di liberazione della carità nelle vicende sempre nuove della storia. È, a un tempo, verità della fede e della ragione, nella distinzione e insieme nella sinergia dei due ambiti cognitivi. Lo sviluppo, il benessere sociale, un’adeguata soluzione dei gravi problemi socio-economici che affliggono l’umanità, hanno bisogno di questa verità. Ancor più hanno bisogno che tale verità sia amata e testimoniata. Senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità sociale, e l’agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società, tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli attuali.” (n° 5).

(a cura della Fondazione Enzo Peserico – Fede e Ragione, Persona e Comunità)

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